Fin dal XII secolo i canali sono stati un’importante risorsa per la città di Bologna. La loro funzione ed utilizzo sono cambiati nel corso dei secoli, e solo negli ultimi decenni, dopo un periodo di abbandono, è stato intrapreso un importante percorso di bonifica e di valorizzazione che ha coinvolto anche altri progetti come la riapertura di un tratto del canale di Reno in occasione dei lavori del tram in via Riva Reno.
Per approfondire questo percorso abbiamo intervistato Andrea Bolognesi, Direttore di Canali di Bologna e Milena Naldi, storica dell’arte, Canali di Bologna Cultura. Per trattare in modo approfondito i numerosi temi emersi, l’intervista è stata suddivisa in tre articoli dedicati a specifici argomenti. In questo primo articolo Milena Naldi ci racconta la storia dei Canali di Bologna e il loro assetto contemporaneo.
L’intervista
In che modo i canali di Bologna hanno influenzato lo sviluppo storico e strategico della città? Che ruolo rivestono ad oggi i canali?
Per poter meglio comprendere il contesto eccezionale di invenzione dei canali di Bologna è sicuramente importante partire dal fatto che Bologna non è una città d’acqua e di fiumi. Infatti, il primo insediamento etrusco poi quello romano di Bononia si basano solamente sulle acque del torrente Aposa. Per questo motivo, quando nel Medioevo la città di Bologna rinasce e cresce la sua popolazione, il bisogno d’acqua diventa vitale, così si sviluppa l’idea di creare dei canali artificiali per far fronte alla necessità di approvvigionamento idrico. Un’idea straordinaria e avanguardista perché basata sul bisogno di un’acqua utile per il lavoro e per l’economia cittadina.
Viene deciso quindi di alimentare i canali artificiali con i bacini idrici del fiume Reno e del torrente Savena, partendo dalla costruzione delle due chiuse, quella di San Ruffillo che traghetta il Savena e poi, poco dopo, quella di Casalecchio di Reno. Quest’opera di ingegneria idraulica di circa 60 chilometri di reti d’acqua permette quindi a Bologna, già a partire dal XII secolo, di essere una città ricca, benestante, che grazie all’acqua produce energia per far funzionare le macine e soprattutto i mulini da seta. Bologna, grazie ai suoi canali e al commercio della seta, inizia a ricoprire un ruolo da protagonista nel panorama della proto-industria europea e del grande commercio internazionale.
A partire da metà Ottocento però cambiano le modalità di produzione industriale e i canali perdono progressivamente la loro importanza, in quanto non più funzionali al nuovo tipo di industria.
Cambiano le fonti energetiche, non ci sono più i mulini, e il sistema idrico dei canali di Bologna entra in crisi. I canali iniziando addirittura ad assumere una vocazione negativa in quanto ricettacolo di rifiuti e degli scarichi delle abitazioni, diventando sostanzialmente delle fogne a cielo aperto, e quindi, per ovviare al problema, vengono coperti e nascosti e in sostanza si cancella totalmente la loro memoria, anche se continuano a svolgere la loro funzione idraulica importantissima nel sottosuolo. Il risanamento dei canali inizia a partire da circa 50 anni fa, mettendo in atto interventi per sanare l’intera rete di canali, un processo lungo e meticoloso in quanto i lavori di bonifica da mettere in atto sono stati molti e ora il risanamento completo della rete è ormai alla fine del suo lungo cammino.
Negli ultimi vent’anni, questo processo di risanamento e valorizzazione subisce un’accelerazione e, ad oggi, i canali di Bologna costituiscono un importante luogo di interesse turistico e cittadino. La finestrella di via Piella, ad esempio, è diventata uno dei luoghi più iconici e visitati della città.
Quali sono le iniziative intraprese per promuovere i canali di Bologna?
Proprio con il fine di valorizzare la storia dei canali di Bologna, nasce nell’ottobre del 2020 all’interno dell’ex Opificio della Grada, l’Opificio delle acque – Centro didattico documentale sede e quartier generale di Canali di Bologna.
Tra le molteplici attività culturali, espositive e didattiche inerenti la storia idraulica della città è stata allestita all’interno dell’ex Opificio la mostra fotografica “Canali Nascosti a Bologna nel Novecento”.
In questa mostra è possibile ripercorre la storia dei canali di Bologna e scoprire com’era la realtà prima che i canali si coprissero.
Un’altra iniziativa di valorizzazione messa in campo da Canali di Bologna è il progetto di segnaletica diffuso sul reticolo dei canali che si dirama dalle due chiuse di San Ruffillo e di Casalecchio. Il progetto, condiviso con il Comune di Bologna, consiste in 66 cartelli che mettono in evidenza il nome del canale e il luogo in cui ci si trova, con la presenza di un QR code che rimanda ad approfondimenti, fotografie e video.
Perché all’interno del percorso di valorizzazione dei canali di Bologna si è deciso di scoperchiare il Reno in alcuni punti del centro storico? In che modo questa iniziativa si lega alla progettualità del tram?
Il percorso del tram è legato sia da un punto di vista progettuale che da un punto di vista geografico\stradale al reticolo dei canali di Bologna. Infatti, la linea rossa del tram che attraversa il centro città, passa in più tratti sopra i canali di Bologna che scorrono sotto il manto stradale. In questo percorso, si è reso necessario il rifacimento della copertura stradale, in quanto non più idonea a sostenere il peso del tram e delle rotaie, più pesanti di un autobus su gomma. Dovendo quindi rifare la copertura, ad esempio nel tratto di via Riva di Reno, si è deciso di fare un intervento urbanisticamente innovativo ed interessante lasciando scoperta una parte dei canali. L’intento è quello di generare maggiore beneficio sia per i cittadini che per i turisti in termini di qualità ambientale e di fruibilità dello spazio pubblico.
Per saperne di più
https://www.opificiodelleacque.it/category/mostre/
https://www.opificiodelleacque.it/
https://www.canalidibologna.it/it/index.php
https://www.museibologna.it/patrimonioindustriale/schede/bologna-dell-acqua-e-della-seta-660/
https://www.comune.bologna.it/notizie/scopertura-canale-reno-12-giugno-2024