Nella seconda parte dell’intervista ad Andrea Bolognesi, Direttore di Canali di Bologna e Milena Naldi, storica dell’arte, Canali di Bologna Cultura, abbiamo approfondito il tema della rimessa in funzione della centrale idroelettrica del Cavaticcio prevista entro il 2025. Si tratta infatti di una azione inclusa nel Climate City Contract della Missione Clima della nostra città di cui i Canali di Bologna sono partner.
Il 24 ottobre 2024, proprio nei giorni dopo l’alluvione, la turbina della centrale idroelettrica è tornata nel centro storico di Bologna, dopo un significativo intervento di revamping. Estratta a marzo 2023 e trasferita per una revisione approfondita presso officine specializzate nel Nord-Est italiano, sarà nuovamente operativa a partire dal 2025, dopo una serie di collaudi e verifiche che sono in corso. L’impresa incaricata, Hydroalp società di BM Group, è stata coinvolta nel progetto esecutivo per il ripristino e miglioramento della turbina.
Situata nel sottosuolo nella piazza di Largo Caduti del Lavoro, tra via Marconi e via Azzo Gardino, la centrale sfrutta un salto naturale di 15 metri del canale del Cavaticcio, con una potenza stimata di 1 MW, e sarà in grado di produrre energia pulita, incrementando la produzione della città di circa 2.500 MWh all’anno, equivalente al fabbisogno di circa 1200 famiglie.
L’intervista
Quali e quante sono le centrali idroelettriche di Bologna?
Alimentate dalle acque del canale di Reno ci sono due centrali idroelettriche: la centrale della Canonica, situata al confine tra Casalecchio di Reno e Bologna e la centrale del Cavaticcio nel cuore della città, vicino all’area dell’ex Porto.
La centrale della Canonica, attualmente attiva, ha circa 600 kw di potenza massima e sfrutta un salto esistente di poco più di 5 metri di dislivello.
La centrale del Cavaticcio, invece, la protagonista di questa intervista, si trova tra via Marconi e via Azzo Gardino, ha una potenza stimata di circa 1 mw e sfrutta un salto naturale di 15 metri. Dopo anni di inattività, questa centrale è stata oggetto di una importante operazione di revamping a partire da marzo 2023 che si è conclusa nel mese di ottobre 2024 con il rientro della turbina in città e il suo riposizionamento. La Centrale idroelettrica del Cavaticcio è attualmente in fase di collaudo e di verifiche. Questi passaggi sono cruciali per garantire che tutte le componenti e i sistemi funzionino correttamente e in sicurezza prima dell’avvio ufficiale dell’impianto. Una volta completate con successo tutte le verifiche, la centrale sarà pronta per entrare in funzione e contribuire alla produzione di energia rinnovabile.
Grazie a questo intervento di revamping e revisione secondo i più moderni standard tecnologici, la centrale del Cavaticcio sarà così in grado di rispondere alle esigenze attuali, generando energia pulita grazie alla forza dell’acqua di un canale che alimenta la città da
oltre 800 anni.
Ma partiamo dall’inizio. Qual è la storia della centrale idroelettrica del Cavaticcio?
Questa centrale viene progettata alla fine degli anni Ottanta del Novecento e messa in funzione all’inizio degli anni Novanta dal Comune di Bologna, grazie a una serie di investimenti pubblici e privati per poter sfruttare al meglio il salto naturale di 15 metri che ne rende possibile la potenza.
Una delle domande più frequenti riguardo la centrale riguarda proprio l’esistenza di questo salto naturale all’altezza di via Marconi, che non è visibile ad occhio nudo e difficilmente immaginabile, poiché collocato in una delle strade più trafficate della città.
La risposta a questa domanda, che in pochissimi sanno, è che negli anni in cui viene costruita la centrale, all’altezza di via Marconi si trovava una profonda fenditura di circa 15-16 metri presente naturalmente sul territorio. In occasione del piano regolatore generale del 1989, in cui vengono tracciate le vie: Irnerio, dei Mille, Don Minzoni, Amendola e Marconi appunto, per poter procedere alla creazione di quest’ultima, fu necessario realizzare nove giganteschi archi alti quanto la fenditura, per permettere la costruzione del manto stradale alla stessa altezza delle vie limitrofe. Via Marconi è quindi a tutti gli effetti un viadotto che attraversa questa fenditura naturale.
- Viadotto di Via Marconi
- Cavaticcio Scoperto e Viadotto in lontananza
L’acqua che arriva dal canale di Reno, ha una derivazione dal Cavaticcio che inizia all’incrocio tra via Marconi e via Riva di Reno, poiché nel dopoguerra viene eseguita una deviazione rispetto al precedente tracciato del canale in quell’area. Prima di allora, in via Riva di Reno,
fra via Polese e via Fontanina, c’era la casa di manovra del Consorzio del Canale di Reno per la regolazione del Cavaticcio. Allora come oggi il canale Cavaticcio giunge all’area del Porto (riqualificata negli anni Novanta) contribuendo così ad alimentare il canale Navile.
Per quale motivo la centrale idroelettrica del Cavaticcio non era più in funzione da molti anni?
Purtroppo, nei suoi trent’anni di vita anagrafica la centrale ha funzionato davvero poco, con numerosi “stop and go” che ne hanno provocato un deterioramento e poi uno stop definitivo, fino ad oggi. Questi periodi di sospensione sono stati causati da un errore di
progettazione della turbina: per un eccesso di ottimismo riguardo la quantità di acqua che poteva alimentare la centrale. Infatti, la macchina è stata costruita con un alto range di funzionamento non solo per quella che è la portata massima, ma anche e soprattutto, per la
portata minima necessaria per attivarla. In poche parole, serve una grande quantità di acqua per mettere in moto la turbina.
Tuttavia, questa elevata quantità, che dipende dalla portata dei canali, è però raggiungibile solo in alcuni periodi dell’anno sia a causa dei cambiamenti climatici che determinano irregolarità nelle precipitazioni, sia a causa di altri aspetti legati alla gestione delle acque
cittadine. Quando nel fiume Reno viene segnalata una piena anche moderata (allerta gialla) la derivazione del canale di Reno, come quella del torrente Savena devono essere chiuse come da protocollo della Protezione Civile per tre motivi principali:
- per evitare che entrino in città i detriti che una piena, anche se moderata, che porterebbe con sé conseguenti problemi di manutenzione dei canali;
- per non affaticare la pianura verso il ferrarese in quanto i territori della bassa potrebbero non essere in grado di drenare tutta l’acqua che ricevono attraverso il fiume Reno già di per sé in piena;
- per garantire una fonte di sollievo e supporto al drenaggio dell’acqua in città in quanto i canali sono molto più larghi dei collettori fognari e, se in secca, possono accogliere una maggiore quantità di acqua al loro interno.
Per riassumere quindi, questi numerosi “stop and go” sono stati causati dal fatto che, per come era stata congegnata la turbina fino a prima della ristrutturazione, la centrale era costretta a lunghi periodi di fermo sia a causa della scarsa portata d’acqua del Reno sia a causa di chiusure obbligatorie del canale. A loro volta, questi periodi di fermo hanno causato la sedimentazione di detriti vicino agli organi di rotazione, danneggiando la superficie della turbina.
Come si è deciso di intervenire per poterla rimettere in funzione?
Il revamping appena concluso della turbina, non ha avuto quindi solo l’obiettivo di ripararla dai danni causati dai detriti sedimentati a causa degli “stop and go”, ma anche quello di intervenire sulla meccanica e sull’elettronica abbassando il campo di funzionamento per permettere alla turbina di operare con una portata d’acqua molto inferiore rispetto al passato, aumentando così i giorni di attività annuale.
Il Consorzio Canale Reno ha dovuto fare un grande sforzo economico per rimettere a nuovo la centrale, un intervento che il Consorzio ha deciso di intraprendere con fondi propri, senza sovvenzioni esterne, dopo aver ricevuto la centrale a titolo gratuito da Hera nel 2018.
L’obiettivo è quello di recuperare quanto investito grazie alla produzione di energia rinnovabile generata dalla centrale.
Quali sono i benefici che porterà alla città la riattivazione della centrale?
L’energia idroelettrica è una fonte rapida, in quanto si può attivare immediatamente, è quindi un cosiddetto impianto di punta, utilizzato per sopperire a un picco extra di richiesta di energia. Questa centrale, nello specifico, sarà in grado di produrre energia pulita a servizio di Bologna incrementando la produzione della città di circa 2.500 MWh all’anno, equivalente al fabbisogno di circa 1200 famiglie.
Solo un ente che non ha bisogno di dividendi, come il nostro, ha potuto intraprendere un’idea di revamping con un forte valore morale e di sensibilità legata ai temi della transizione ecologica. Quello della rimessa in funzione della centrale idroelettrica del Cavaticcio è infatti un esempio virtuoso che, anche se probabilmente economicamente non sarà la panacea dei nostri mali – ci ripagherà delle spese forse tra 15 o 20 anni – ma permetterà la messa in moto di una importantissima presenza di produzione di energia verde da idroelettrico in città contribuendo così attivamente al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2030.