Intervista a Sietse de Vilder, uno studente olandese che ha percorso 2300 km in bici per raccontare le iniziative per la neutralità climatica di 9 città europee
2300 km in bicicletta, da Delft, nei Paesi Bassi, a Roma, passando per 9 città della rete Net Zero Cities. Sietse De Vilder, studente olandese di ecologia industriale e appassionato di ciclismo, è appena tornato nei Paesi Bassi dopo un mese di viaggio in cui ha visitato alcune delle città selezionate dall’Unione europea nella missione Città neutrali, cioè che puntano a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Tra queste c’è anche Bologna, che è stata una delle tappe del viaggio in bici di Sietse.
“Quando ho visto per la prima volta la mappa delle Net Zero Cities, ho pensato subito che sembrava l’itinerario ideale per un lungo viaggio in bici”, racconta Sietse De Vilder. Fino a qualche anno fa, Sietse studiava ingegneria aerospaziale. Poi l’interesse per l’ambiente e la volontà di fare qualcosa di diverso l’hanno portato a cambiare settore. Quest’estate, dopo essere stato selezionato per partecipare alla summer school in Climate Leadership dell’iniziativa dell’Unione Europea EIT Climate-KIC, che si è tenuta a Milano a luglio, ha deciso di organizzare un viaggio in bicicletta per raccontare come stanno cambiando le città europee della missione Net Zero Cities.
Le tappe dell’itinerario
“Ho progettato il mio itinerario a partire da una via antica che collega il Nord Europa a Roma, e l’ho modificato per passare per 9 delle Net Zero Cities: Rotterdam, Eindhoven, Aachen, Francoforte, Heidelberg, Bologna, Firenze, Roma e Milano”, spiega Sietse. “Alla partenza, ho iniziato a mettermi in contatto con gli amministratori locali delle città che avrei visitato”.
Nel corso delle diverse tappe, ha incontrato funzionari comunali impegnati nella transizione ecologica, tra cui a Bologna l’assessora alla transizione ecologica Anna Lisa Boni. “Ho trovato Bologna una città molto accogliente. Le sue strade piene di studenti e di vita sono state un bel cambiamento, dopo molti giorni di viaggio in bici”.
Tra le iniziative per la carbon neutrality che lo hanno più colpito, nelle città che ha visitato, Sietse cita l’esperienza del distretto di Bahnstadt a Heidelberg: un quartiere cittadino in cui vivono circa 5000 persone, costruito per essere interamente carbon neutral. “È un progetto a cui la città lavora dal 2008, un distretto in cui tutti gli edifici sono passivi”. Oltre ad essere energeticamente efficiente, il quartiere è costellato di infrastrutture verdi per ridurre l’effetto isola di calore, ridurre il rischio di alluvione e creare un corridoio ecologico.
Leggi anche: Bologna tra le 100 città europee carbon neutral entro il 2030
Storie di soluzioni
Non tutti gli incontri che Sietse ha fatto durante il suo viaggio erano organizzati: in alcuni casi, arrivato in città, ha cercato persone che gli raccontassero le iniziative locali per il clima nei campus universitari o nelle sedi delle associazioni. È così che ha incontrato, per esempio, gli studenti del Solar Team Eindhoven, che stanno studiando come rendere più efficienti e innovativi i veicoli elettrici. Sietse ha raccontato questo e altri incontri fatti lungo il percorso sul suo profilo LinkedIn e nelle stories della pagina Instagram dell’EIT Climate-KIC.
Il viaggio è culminato con una summer school a Milano, organizzata nell’ambito del Climate-KIC “Climate Leadership Journey”, un programma di 9 mesi che ha l’obiettivo di formare una comunità di professionisti internazionali su problemi legati al cambiamento climatico e soluzioni per affrontarli. “Durante la summer school ho imparato a conoscere il design bio-inspired [ispirato ai processi natuali, nda] e a metterlo in pratica. Ho lavorato in un gruppo di quattro persone per pensare a una soluzione per la crisi idrica di Karachi, in Pakistan”, spiega Sietse. “Abbiamo pensato di integrare la piattaforma tecnologica Mangrove – sviluppata da Planet, una startup fondata da Alessandro Villa e Alessandro Bianciardi – nelle case della comunità di Karachi. Questa tecnologia desalinizza l’acqua attraverso l’evaporazione, ispirandosi all’albero della mangrovia. Adottare un approccio orientato alle soluzioni, guardando a quelle che già esistono in natura, ha un grande potenziale per creare soluzioni per i problemi legati alla sostenibilità”.
Coinvolgere nuove persone
“Sapevo di avere a disposizione tre settimane e mezza per il viaggio, quindi ho dovuto percorrere in media 90 km al giorno. Ma in alcuni casi ne ho percorsi anche 150”, racconta Sietse. “Nel tratto da Bologna a Roma, ho viaggiato nel mezzo di un’ondata di calore. È stato molto duro, il clima era secco e le temperature alte”. Un viaggio impegnativo, che lo studente ha affrontato in parte dormendo in tenda e a volte cercando ospitalità da persone delle zone in cui si trovava attraverso la piattaforma Warm Showers, dedicata alla community dei ciclisti.
Ma, per il futuro, Sietse sta pensando a portare avanti questa esperienza: “Penso che gli itinerari in bici come questo, che raccontano progetti e iniziative locali, siano un buon modo per coinvolgere persone nuove nel tema del cambiamento climatico. Vorrei portare avanti quest’idea, e trovare nuovi progetti da raccontare e diffondere”.