Quest’estate il Parco del Mare di Rimini, un intervento che ha tolto cemento e reso permeabili 50mila mq di waterfront, è stato premiato come best practice dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) nell’ambito del progetto italo-croato CREATE (Climate REsponses for the AdriaTic rEgion). Quasi contemporaneo è anche un altro grande intervento riminese di depavimentazione, ma questa volta in pieno centro storico: il nuovo volto “verde e blu” di Piazza Malatesta.
La caratteristica principale del nuovo lungomare è “il desealing cioè la sostituzione di superfici impermeabili con altre permeabili: aree a verde (come aiuole e prati) e superfici con miscele drenanti. Il materiale drenante è un calcestruzzo usato sia sotto la pavimentazione in legno sia per le zone carrabili rimaste, come i parcheggi e la strada”. A raccontare gli interventi sul Parco del Mare è Silvia Capelli, architetto del settore infrastrutture e qualità ambientale del capoluogo romagnolo.
Capelli ci tiene a precisare che qui non si può parlare di vere e proprie Nature-Based Solutions come descritte nella letteratura scientifica, ma il grosso intervento di depavimentazione ha comunque aumentato la superficie permeabile del lungomare. Inoltre, pur non avendo usato tecnologie come i giardini della pioggia, “tutte le aree verdi non sono aiuole standard cioè delimitate da cordolo, ma superfici che intercettano il ruscellamento delle acque piovane (per esempio dalla strada) e dunque anche in caso di eventi meteorici importanti aumentano la capacità ricettiva del terreno”.
Ovviamente anche la vegetazione delle aiuole è stata scelta con cura. Per esempio, nelle aree adibite a prato è stato usato “un mix di piano di flora e verbena ibrida – spiega sempre Capelli – perché sono tipi di prato arido che minimizzano la necessità di sfalci e sono anche poco idroesigenti, così da limitare i costi di manutenzione e il consumo d’acqua. Anche le specie arboree e arbustive sono scelte fra quelle autoctone e adatte all’aerosol marino come tamerici, lecci, olivagni, pini d’Aleppo e marittimi. Mentre nelle zone più lontane dall’arenile, ci sono anche specie arboree di macchia mediterranea, come gelsi, aceri campestri e ornielli. Per gli arbusti invece, quelli rivolti verso i venti principali di Nord-est sono essenze resistenti, come rosmarini e pitosfori, e poi mix di graminacee anche per differenziare le fioriture stagionali”.
Il Parco del Mare è un progetto di ampio respiro che procede a tappe: i lavori sui primi tratti sono iniziati nel 2021 e proprio pochi giorni fa è riparta una nuova tranche, che si prevede sarà conclusa entro maggio 2024. Quando l’intera opera sarà finita, il parco si snoderà per circa 7 km coprendo cioè l’intero waterfront riminese.
La nuova piazza Malatesta
Di un altro intervento di grande impatto in centro storico ci ha parlato invece Carlotta Fabbri, ingegnere e architetto paesaggista che ha fatto parte del team comunale di progettazione del verde e di paesaggio in piazza Malatesta. Anche in questo caso è stata fatta un’operazione di desealing perché prima l’area intorno a Castel Sismondo era totalmente asfaltata, ma Fabbri spiega che “è stato ridisegnato il volto della piazza inserendo nuove aree permeabili che si comportano favorevolmente rispetto alla diminuzione del ruscellamento, aumentando la permeabilità”. L’intervento realizzato tutto attorno alla rocca malatestiana (fra il 2016 e il 2021) aveva dunque l’obiettivo principale di togliere l’asfalto, liberare le superfici e ridare permeabilità con aree verdi a prato, per restituire alla città e alla vita collettiva una zona che prima ospitava un parcheggio e un mercato rionale.
In Piazza Malatesta è stato creato anche un piccolo bosco urbano con circa 4000 piante arbustive ed erbacee, dove “sono state messe a dimora 11 nuove alberature – continua Fabbri – che creano una scenografia per raggiungere il platano secolare che identifica lo spazio. Nel bosco ci sono specie che richiedono un basso livello di manutenzione e non hanno particolari esigenze idriche”. Sempre parlando di alberi secolari, durante i lavori sono stati fatti degli scavi archeologici e in quell’occasione sono state liberate tutte le radici dei platani circondati dall’asfalto. “E sono stati messi a terra dei tubi drenofessurati che aumentano la capacità di aerazione e lo scambio gassoso dell’apparato radicale migliorando la condizione dell’alberatura, con uno scavo di 15-20 m di raggio attorno a ogni albero”.
Come nel Parco del Mare, anche il bosco urbano di Piazza Malatesta ha delle aiuole senza cordolo, tranne dove c’erano problemi di pendenze. Così la pavimentazione rimane a filo con le aiuole e migliora il deflusso delle acque piovane, che possono confluire nel verde invece che nella fognatura, migliorando la restituzione dell’acqua al terreno. Qui Fabbri precisa che “non sono state applicate tutte le stratigrafie del giardino della pioggia (per esempio non ci sono tubi dreno per il troppo pieno) ma è stato usato un terreno alleggerito. Cioè negli ultimi 15 cm c’è terriccio mischiato a pomice, senza terreno di riporto, dove sono state piantate le erbacee perenni e gli arbusti. Inoltre, sotto all’ultimo strato in cui sono state messe a dimora le piante, c’è una subirrigazione a serpentina: non ci sono sprechi idrici perché la terra si bagna tutta allo stesso modo e l’assorbimento delle piante è molto performante, con poca acqua c’è irrigazione costante e omogenea”.
Un mosaico particolare
Vicino al teatro Galli è stata sperimentata anche una pavimentazione a “mosaico drenante” che può arrivare fino al colletto degli alberi perché consente l’evapotraspirazione e il passaggio di acqua per le radici. Secondo Fabbri è un materiale “totalmente compatibile dal punto di vista agronomico, e infatti per circa 30 mq attorno all’albero sotto la finitura di circa 1,5 cm di mosaico drenante non c’è la soletta di calcestruzzo, ma un sottofondo con un misto di ghiaia a diverse pezzature per creare sostegno: è un pacchetto drenante e traspirante per l’albero”.
Inoltre, la colorazione chiara scelta per il mosaico drenante aiuta a diminuire il fenomeno chiamato isola di calore laddove non c’è molta alberatura, visto l’utilizzo della piazza che deve lasciare spazi liberi anche per organizzare eventi. E sempre per limitare l’effetto isola di calore, c’è anche un’ultima caratteristica molto suggestiva di Piazza Malatesta, ovvero la fontana di fronte al castello con il suo velo d’acqua che, oltre a creare nebbie dalle atmosfere “felliniane”, aumenta la vivibilità dal punto di vista del comfort urbano.
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Sara Urbani – formicablu
immagini in apertura e nel testo: Comune di Rimini[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]