Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC): breve guida per orientarsi tra azioni e critiche

Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) dell’Italia è stato approvato in via definitiva dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) con un decreto del 21 dicembre 2023. Si tratta di un documento che, ufficialmente, mira a fornire un quadro strategico per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici nel nostro Paese attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento della resilienza dei sistemi naturali e socioeconomici. Il PNACC, per raggiungere questi obiettivi, dovrebbe promuovere l’integrazione delle misure di adattamento a più livelli, sensibilizzare le comunità locali e fornire le risorse economiche per farlo, traendole sia dai fondi nazionali che da quelli europei. Il documento è articolato in sei capitoli ognuno dei quali è dedicato a un argomento specifico.

 

1. Il quadro giuridico di riferimento

Il primo capitolo delinea il nuovo quadro giuridico per l’adattamento ai cambiamenti climatici in Italia, sottolineando le recenti evoluzioni normative. Introduce l’applicazione di principi di diritto ambientale e dei diritti umani specificamente ai cambiamenti climatici, enfatizzando la nascita del “diritto del clima”. Le novità includono l’adozione della Strategia Nazionale di Adattamento (SNAC), l’integrazione della tutela ambientale nei principi fondamentali della Costituzione italiana e l’istituzione di una struttura di governance nazionale. Il capitolo evidenzia l’importanza della pianificazione multilivello, con un focus particolare sulle strategie regionali e locali, e il coordinamento delle azioni per rendere più efficace l’adattamento ai cambiamenti climatici.

 

2. Il quadro climatico nazionale

Il capitolo due introduce alcune novità nel quadro climatico nazionale. In particolare, viene ampliato il numero di indicatori climatici per le analisi sul clima che passano da 10 a 27. Decade l’approccio per macroregioni a favore di una valutazione più dettagliata a livello regionale e locale. I dieci indicatori preesistenti forniscono un’analisi del clima basata principalmente su temperature e precipitazioni, evidenziando eventi estremi e tendenze stagionali. I 17 nuovi indicatori introdotti sono pensati per  permettere un’analisi più dettagliata delle condizioni climatiche e dei loro impatti, soprattutto sul fronte della capacità di prevedere e gestire i rischi associati ai cambiamenti climatici. Inoltre, sono utilizzati nuovi modelli climatici per proiezioni future, che includono anche indicazioni sull’incertezza, e per il Mediterraneo le previsioni si basano su un modello specifico. Questo aggiornamento consente una mappatura più precisa delle criticità ambientali. 

 

3. Impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali

Il capitolo tre del PNACC identifica le criticità e le vulnerabilità settoriali in Italia causate dai cambiamenti climatici. La criosfera e le montagne soffrono per la riduzione di neve e ghiacciai. Le risorse idriche sono sempre più scarse, fattore che compromette qualità e disponibilità di acqua. Gli ambienti marini e le zone costiere affrontano la perdita di biodiversità e l’innalzamento del livello del mare. Gli ecosistemi terrestri e le foreste subiscono danni da eventi estremi e siccità. Anche l’agricoltura, la salute, il turismo e le infrastrutture urbane sono vulnerabili a questi cambiamenti.

 

4. Misure e azioni del PNACC

Questo capitolo introduce misure e azioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Si articola in due livelli: misure sistemiche e misure di indirizzo.

4.1 Misure sistemiche previste

  • Osservatorio nazionale per l’adattamento: questa struttura avrà il compito di coordinare e monitorare le iniziative di adattamento ai cambiamenti climatici in Italia. Coinvolgerà amministrazioni pubbliche, enti tecnici e società civile, assicurando una risposta integrata e coordinata.
  • Rafforzamento delle competenze amministrative e tecniche: viene previsto un incremento delle capacità amministrative e tecniche attraverso programmi di formazione e aggiornamento. Questo permetterà agli enti locali e nazionali di implementare efficacemente le misure di adattamento.
  • Promozione della sensibilizzazione e partecipazione pubblica: saranno promosse attività volte a sensibilizzare il pubblico e i portatori di interesse sui rischi climatici e sulle misure di adattamento. Questo include campagne di comunicazione, workshop e consultazioni pubbliche.
  • Miglioramento delle infrastrutture: si incentivano interventi sulle infrastrutture per renderle più resilienti ai cambiamenti climatici. Questo comprende l’adeguamento delle infrastrutture esistenti e la progettazione di nuove infrastrutture con criteri di sostenibilità e resilienza.
  • Gestione integrata delle risorse: la gestione delle risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità) sarà ottimizzata attraverso un approccio integrato, che consideri le interconnessioni tra diversi settori e le vulnerabilità specifiche.
  • Incentivazione della ricerca e innovazione: viene promosso lo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni innovative per l’adattamento, favorendo la ricerca scientifica e il trasferimento tecnologico.
  • Collaborazione tra enti pubblici e privati: si incoraggia la collaborazione tra settore pubblico e privato per sviluppare e implementare progetti di adattamento, sfruttando le sinergie e le competenze di entrambi i settori.

 

4.2 Misure di indirizzo

  • Quadro delle misure di adattamento: Si tratta di un insieme di linee guida che definiscono i criteri per la scelta e l’implementazione delle misure di adattamento. Questo quadro aiuta le amministrazioni locali a identificare le azioni più appropriate in base alle specificità del loro territorio.
  • Indirizzi per la pianificazione regionale e locale: 
    • Definizione degli impatti e delle vulnerabilità: Fornisce metodologie per valutare gli impatti dei cambiamenti climatici e identificare le vulnerabilità specifiche di ogni area. Questo processo è essenziale per stabilire priorità di intervento.
    • Individuazione delle priorità territoriali: Le misure di indirizzo aiutano a stabilire quali aree necessitano di interventi urgenti e quali azioni devono essere intraprese per mitigare gli impatti più gravi.
    •  Integrazione nelle politiche settoriali: Promuove l’integrazione delle misure di adattamento nelle politiche settoriali esistenti, come quelle per l’agricoltura, l’urbanistica, la gestione delle risorse idriche e la protezione della biodiversità.
  • Orientamenti per l’implementazione delle azioni:
    • Piani di adattamento regionali e locali: Incoraggia tutte le regioni e i comuni a sviluppare e adottare piani di adattamento, utilizzando metodologie standardizzate che tengano conto delle peculiarità ambientali e socioeconomiche del territorio.
    • Partecipazione e consapevolezza: Promuove la partecipazione attiva delle comunità locali e degli stakeholders nella pianificazione delle misure di adattamento, aumentando la consapevolezza sui rischi climatici e sulle strategie di mitigazione.
    • Monitoraggio e valutazione: Stabilisce sistemi di monitoraggio e valutazione per verificare l’efficacia delle misure di adattamento adottate e apportare eventuali correzioni.
  • Uso degli strumenti di pianificazione e finanziamento:
    • Strumenti di pianificazione ordinaria: Integra le misure di adattamento nei piani urbanistici e territoriali ordinari, come i piani regolatori generali, i piani di gestione delle risorse idriche e i piani di protezione civile.
    • Finanziamenti comunitari e regionali: Promuove l’utilizzo dei fondi europei e regionali, come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), e i programmi LIFE e Horizon Europe, per finanziare le azioni di adattamento.
  • Database delle azioni di adattamento:
    • Catalogazione delle azioni: Crea un database delle azioni di adattamento, che include informazioni dettagliate sulle misure adottate, i risultati ottenuti e le buone pratiche. Questo database serve come risorsa per le amministrazioni locali e regionali, facilitando lo scambio di conoscenze e esperienze.

 

5. Finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici

Il capitolo cinque affronta il tema del finanziamento delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Analizza le principali fonti di finanziamento disponibili, sia a livello europeo che nazionale, e promuove l’uso di strumenti fiscali ambientali. Sottolinea l’importanza di integrare la programmazione economica nazionale con quella europea, utilizzando fondi come LIFE, Horizon Europe, FESR e il Fondo Sociale Europeo. Evidenzia anche il ruolo delle risorse nazionali, come il Fondo Sviluppo e Coesione e la Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere progetti di adattamento climaticamente resiliente.

 

6. Governance dell’adattamento

Il capitolo sei del PNACC si concentra sulla governance dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Propone la creazione di un Osservatorio nazionale per coordinare e monitorare le azioni di adattamento, coinvolgendo amministrazioni pubbliche, enti tecnici e società civile. L’Osservatorio avrà un Comitato di indirizzo, una Segreteria tecnica e un Forum consultivo. Questa struttura multilivello e multisettoriale garantisce una risposta sistemica e integrata, facilitando la pianificazione e l’implementazione delle misure di adattamento a livello nazionale, regionale e locale.

 

Critiche

Dalla sua pubblicazione, il PNACC ha ricevuto diverse critiche. Ecco le principali:

 

  1. Assenza di risorse: Una delle principali critiche riguarda la mancanza di una chiara programmazione finanziaria. Molte azioni indicate nel piano non hanno una stima dettagliata dei costi, con alcune etichettate come “costi non noti” o “da valutare”, rendendo difficile la pianificazione e l’implementazione efficace.
  2. Governance debole: È stato criticato per l’assenza di una struttura di governance già operativa, che è fondamentale per garantire l’attuazione delle misure previste. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS) ha sottolineato la necessità di istituire rapidamente questa struttura.
  3. Azioni troppo generiche: Molte delle azioni proposte sono considerate troppo generiche e non sufficientemente dettagliate per affrontare specifici problemi. Legambiente ha segnalato la “fumosità” delle azioni di governance, che rappresentano il 76% del totale, e la mancanza di indicazioni chiare sulle priorità.
  4. Integrazione insufficiente: il WWF ha evidenziato la mancanza di integrazione tra le diverse misure del piano e con altre politiche di mitigazione, sia a livello nazionale che europeo. Mancano inoltre strumenti programmatici basati sulla ricognizione delle azioni in corso o programmate.
  5. Criticità nel coinvolgimento degli stakeholder: È stato rilevato un insufficiente coinvolgimento di importanti stakeholder come i sindacati, che denunciano la mancata inclusione nel processo di redazione del piano.