37 città italiane si sono candidate per diventare le prime 100 città neutrali d’Europa, usando le risorse messe a disposizione dal programma Horizon Europe. Tra queste c’è anche Bologna. Ma che cosa significa essere una città climaticamente neutrale?
A fine febbraio la Commissione europea ha diffuso la lista delle città interessate a partecipare alla Missione di Horizon Europe “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030”. Su 377 candidate, 362 città (inclusa Bologna) sono state giudicate ammissibili, e con l’annuncio del 28 aprile scorso Bologna è entrata a far parte del percorso verso città più sostenibili e intelligenti. Questo, almeno, è l’obiettivo dell’Unione Europea, che punta a raggiungere la neutralità climatica per il 2050.
Come funzionano le Missioni UE
Facciamo però un passo indietro: che cos’è Horizon Europe, e che cos’è una Missione? Horizon Europe è il successore di Horizon 2020, cioè l’attuale Programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027. Oltre 95 miliardi di euro dei contribuenti europei sono gestiti attraverso il programma quadro, per finanziare la ricerca scientifica Europea in accordo con gli obiettivi di sviluppo concordati. Le Missioni fanno parte di Horizon Europe e sono nate per supportare obiettivi precisi, ambiziosi e misurabili. Al momento ci sono 5 missioni previste, di cui ben 4 sono del Green Deal (adattamento ai cambiamenti climatici, salvaguardia delle acque, tutela del suolo e città neutrali), e una sulla salute (prevenzione e trattamento del cancro). Tutte e 5 le missioni hanno la stessa deadline per il traguardo: il 2030.
Neutralità climatica: dalle città all’Unione
Cosa c’entra una città come Bologna col cosiddetto Green Deal, cioè l’insieme di politiche comunitarie che dovrebbero portare l’Europa alla neutralità climatica già nel 2050? Sulla carta, l’idea è più o meno questa. Il 70% delle emissioni climalteranti vengono dalle città, che infatti consumano il 65% dell’energia, e in Europa ospitano ben il 75% della popolazione. Sono quindi strategiche per la riduzione dei gas serra. L’obiettivo, a livello globale, è interrompere l’accumulo di questi gas in atmosfera facendo in modo che le emissioni siano abbastanza contenute da essere completamente riassorbite dal pianeta: questa è la neutralità climatica. Ma la neutralità climatica può essere considerata, oltre che a livello planetario, anche su scala più ridotta. Come appunto una Unione di Stati, o anche una singola città.
Questa Missione intende allora usare le risorse dell’Unione Europea per guidare 100 città a raggiungere la propria neutralità già nel 2030. Per questa data, a livello di Unione, dovremmo aver ridotto del 55% le emissioni rispetto ai livelli del 1990; l’obiettivo successivo è la neutralità climatica dell’intera Unione Europea per il 2050. Le 100 città, in un certo senso, farebbero quindi da apripista. Potrebbero dimostrare che una metropoli può diventare molto più green in un tempo relativamente breve. E quanto appreso lungo la strada potrebbe essere applicato ad altri territori. Le città “pioniere”, dal canto loro, non solo avrebbero un ruolo prestigioso, ma accederebbero anche a risorse aggiuntive (sia finanziarie che organizzative) per portare a termine l’obiettivo.
Perché Bologna?
Si può immaginare che tutte le città candidate abbiano già cominciato un percorso verso la sostenibilità. Per quanto riguarda Bologna, la città nella candidatura ha evidenziato molti progetti a vari stadi di sviluppo, dalla mobilità ai rifiuti, dalle rinnovabili all’illuminazione. Ma non solo: un altro elemento chiave è quello della governance partecipativa, di cui abbiamo spesso parlato su Chiara.eco.
La Missione Città neutrali, infatti, prevede la firma di un Climate City Contract, cioè un documento vincolante tra gli attori chiave della città attraverso il quale ci si impegna a perseguire l’obiettivo.
“Un prerequisito per un Climate City Contract, è che ai cittadini venga assegnato un nuovo ruolo attivo, nuove piattaforme per agire e migliori risorse per svolgere il proprio ruolo”, ricorda a questo proposito il sito della Commissione europea. Il Comune nella candidatura sottolinea allora che nello Statuto è stata di recente inserita l’Assemblea cittadina per il clima: Bologna è stata la prima a farlo in Italia. Le assemblee cittadine, come abbiamo spiegato, danno la possibilità ai cittadini di esprimersi su alcuni problemi (inclusi quelli ambientali), indirizzando l’azione delle istituzioni.
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Stefano Dalla Casa – formicablu