Il report Mare Monstrum di Legambiente raccoglie i dati sull’illegalità ambientale lungo le coste e nei mari del nostro Paese. Oltre metà dei reati è legata al ciclo illegale del cemento
Nel 2022 lungo le coste italiane sono stati accertati più di 19 mila reati ambientali e 44 mila illeciti amministrativi, entrambi in crescita rispetto ai dati del 2021. È la fotografia dell’attività illegale legata al mare riportata dal report Mare Monstrum di Legambiente, pubblicato a inizio settembre e basato sui dati emersi da oltre un milione di controlli effettuati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto.
Più della metà dei reati (il 52%) è legata al ciclo illegale del cemento, che include occupazioni di demanio marittimo, cave illegali, illeciti negli appalti per opere pubbliche e abusivismo edilizio lungo le coste (dalle villette con vista mare agli abusi negli stabilimenti balneari).
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Quasi un quarto di illeciti e reati, poi, è connessa all’inquinamento del mare, a partire dallo smaltimento dei rifiuti e alla mancata depurazione. Ma è rilevante anche la pesca di frodo, i cui dati in alcune regioni potrebbero essere ancora sottostimati. Infine, nonostante ammontino a poco più del 3% del totale, le infrazioni nel settore della nautica da diporto (a partire dagli ancoraggi in zone di pregio naturalistico) sono una seria minaccia per gli habitat naturali e le aree protette.
Dalla somma dei reati e degli illeciti amministrativi, è stata accertata una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa italiana, una ogni 115 metri.
Quasi metà dei reati è stata accertata in quattro regioni italiane che il report di Legambiente definisce “a tradizionale presenza mafiosa” (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), osservate speciali data “la forte incidenza della filiera del cemento illegale in territori fortemente condizionati dalla presenza dei clan”, spiega il rapporto. Ma considerando l’indicatore delle infrazioni per km di costa, le regioni prime in classifica sono la Basilicata (32,7 infrazioni per km) e l’Emilia-Romagna (29,1 infrazioni per km, con circa 3800 infrazioni per i 131 km di costa).
Cemento e inquinamento
Circa tre quarti dei reati e degli illeciti legati ai mari e alle coste sono legati a due ambiti: il ciclo illegale del cemento e l’inquinamento delle acque. Legambiente riporta che quasi tutti i parametri relativi al settore del cemento illegale sono in aumento: a fronte di un incremento dei controlli, nel 2022 le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto hanno contestato più di 27 mila infrazioni, per una media di 75 al giorno. Questi illeciti sono legati al mercato delle costruzioni e contano violazioni urbanistiche, abusi edilizi, gestione illecita di cave di materiali da costruzione e reati ambientali negli appalti pubblici. “La passione per la villetta vista mare, anche se realizzata illegalmente, così come per lo stabilimento balneare fuorilegge in molte regioni del nostro Paese non accenna a diminuire”, afferma il rapporto. Le Regioni che contano più reati nel ciclo del cemento sono Campania (al primo posto, con il 16,7% del totale nazionale), Sicilia e Puglia.
Per quanto riguarda l’inquinamento delle acque (gestione dei rifiuti, scarichi in mare, mancata depurazione), le infrazioni sono più di 13 mila. La Regione al primo posto - anche in questo caso - è la Campania, seguita da Puglia e Lazio. Il problema della mancata depurazione delle acque è confermato anche dalle quattro procedure di infrazione dell’Unione europea nei confronti dell’Italia, che ha più volte giudicato non adeguata alle direttive europee la gestione delle acque (collettamento, fognatura e depurazione) in alcuni agglomerati urbani italiani.
Il problema della pesca illegale
Nel 2022 le forze dell’ordine hanno accertato più di 13 mila infrazioni (36 al giorno) nel settore della pesca di frodo, che hanno portato al sequestro di 400 tonnellate di prodotti ittici (circa 1000 kg al giorno). La maggior parte delle infrazioni ricadono nell’ambito degli illeciti amministrativi, e non dei reati: un segnale che secondo Legambiente evidenzia una carenza nelle regolamentazioni italiane. “La netta prevalenza di questo tipo di infrazioni rispetto ai reati, a dispetto della conclamata gravità della situazione per la maggioranza degli stock ittici”, spiega il rapporto di Legambiente “rappresenta una grande spia d’allarme su come le attuali armi normative siano palesemente spuntate, nonostante gli sforzi profusi, per un’efficace ed efficiente azione di prevenzione e contrasto da parte di Capitanerie di Porto, forze dell’ordine e magistratura”. Il numero molto basso di illeciti riscontrati in Campania, Calabria e Sardegna, inoltre, potrebbe essere un segno che il problema sia ancora sottostimato.
Va ricordato, inoltre, che l’Italia ha dimostrato di sottovalutare in modo irresponsabile la gravità del sovrasfruttamento degli stock ittici nel Mediterraneo durante il voto sul Piano d’azione Ue per la pesca del giugno 2023, in cui è stato l’unico paese ad opporsi a nuove misure per la sostenibilità del settore - tra cui la messa al bando graduale della pesca a strascico entro il 2030. Secondo un rapporto pubblicato nel 2022 dalla FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), la pressione della pesca nel Mediterraneo è ancora doppia rispetto al volume considerato sostenibile, con il 73% delle specie commerciali che è pescato in modo eccessivo (pur con qualche miglioramento rispetto al passato). Senza nuove norme per la pesca sostenibile, gli stock ittici potrebbero subire un tracollo - che si rifletterebbe anche sul settore della pesca.
“L’importante lavoro, testimoniato dai numeri pubblicati da Mare Monstrum, di Capitanerie di porto e forze dell’ordine deve essere quanto prima accompagnato da un impegno decisamente più significativo da parte di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli comuni alle Regioni, dal parlamento al governo”, ha commentato Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente.
di Anna Violato – formicablu
Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con diverse case editrici.
Foto di copertina: Alexey Demidov/Pexels