Le emissioni di CO2 sono ritornate ai livelli prepandemia. Lo dicono i dati EuroStat e le analisi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. Tra le note negativa anche il ricorso al carbone per sostenere la ripresa economica attraverso la produzione energetica
Nel 2019 le emissioni di CO2 dovute all’impiego di combustibili fossili e alla produzione di cemento (un procedimento di grande impatto sulle emissioni) sono state pari a 35.332 milioni di tonnellate: un record mai raggiunto fino ad allora. L’anno successivo, complici i lockdown e le restrizioni dovute alla pandemia, si è registrata una diminuzione di 2.232 milioni di tonnellate, ovvero -6,3% rispetto ai 12 mesi precedenti, secondo le stime di Carbon Monitor, un progetto di ricerca nato nel 2020 proprio per creare un databse delle emissioni a livello mondiale. Questa riduzione è già stata nuovamente colmata nel 2021. A dirlo sono i dati pubblicati quest’estate da EuroStat e rappresentati nel grafico qui sotto. Lo scorso anno l’incremento medio di emissioni di CO2 nei 27 paesi dell’Unione Europea è stato del 6,3%. Attenzione, è solo per caso lo stesso numero della decrescita a livello mondiale.
Emissioni in aumento ovunque
Nonostante gli impegni presi in ambito internazionale, i Paesi membri dell'UE non sono riusciti a contenere le emissioni del 2021. Se la media europea è +6,3% rispetto al 2020, i paesi che anno fatto peggio sono stati Bulgaria (+18,0%), Estonia (+13,1%), Slovacchia (+11,4%) e proprio l'Italia (+10,6%). Gli unici due paesi con una contrazione di emissioni sono stati il Portogallo (-5,5%) e la Finlandia (-1,5%).
Il ruolo dei trasporti
Dagli studi condotti dai ricercatori di Carbon Monitor nei diversi settori, il ruolo della contrazione del 2020 e del conseguente rimbalzo è da imputare principalmente ai trasporti. Le emissioni in meno del 2020 sono state infatti ben 709 milioni di tonnellate. Questo, sottolineano da Carbon Monitor, non significa che bisogna dare tutta la colpa al fatto che ci spostiamo. Quello del 2020 è un dato che dimostra, semmai, che le restrizioni allo spostamento hanno avuto un grande impatto, ma più come una sorta di effetto secondario.
Troppo affidamento sul carbone
Anche le analisi dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), oltre ai dati EuroStat, attestano che le emissioni post-pandemia hanno recuperato e sono tornate sui livelli del 2018-2019, gli anni record. La ripresa ha richiesto un certo sforzo per la produzione dell'energia necessaria a far fronte alle esigenze. Come sappiamo da studi consolidati è proprio questo uno dei settori che emettono più CO2: ben il 73,2% del totale.
Secondo le analisi dell'IEA, nel 2021 si è registrato un incremento sostanzioso di utilizzo del carbone come materiale per la produzione di energia. Il carbone, infatti, è responsabile del 40% della crescita delle emissioni dovute alla produzione di energia. Nel report pubblicato da IEA c'è anche un riferimento all'aumento del gas, ma in un ruolo che oggi sembra più difficile da definire a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina.
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marco boscolo - formicablu