Le vendite di auto elettriche sono cresciute in modo eccezionale in tutta Europa. Ma per garantire la diffusione delle auto a basse emissioni bisogna garantire l’accessibilità delle stazioni di ricarica
Nonostante il crollo delle vendite di auto legato alla pandemia, le immatricolazioni di vetture elettriche stanno crescendo in tutto il mondo. Secondo il report 2021 sui veicoli elettrici dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), il 2020 ha segnato un record nella percentuale di nuove auto elettriche e ibride plug-in (PHEV) immatricolate, che sono state il 4,6% del totale – un aumento del 70% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, le auto elettriche immatricolate nel 2020 in tutto il mondo sono state circa 3 milioni. Un mercato ancora certamente di nicchia, quindi, ma che inizia a trovare i propri spazi. Soprattutto in Europa, dove sono avvenute quasi metà di queste nuove immatricolazioni (1,4 milioni) e dove i veicoli elettrici ormai sono il 10% delle auto vendute. Trainano i paesi del Nord Europa: in Norvegia le auto elettriche vendute nel 2020 sono state il 75% del totale; il 50% in Islanda; il 30% in Svezia. Nei mercati – ben più ampi – di Germania, Francia e Regno Unito la percentuale si attesta tra l’11 e il 13%.Il risultato è una crescita generale nel continente, in controtendenza rispetto al resto del mercato delle auto in Europa che nel 2020 si è contratto del 22%.
Secondo Agenzia Internazionale dell’Energia, le ragioni sono da cercare nelle politiche di mitigazione del cambiamento climatico in vigore in molti paesi europei, che hanno portato da un lato a norme più stringenti sulle emissioni e dall’altro a incentivi per l’acquisto di veicoli a zero emissioni locali (il cui diretto funzionamento, cioè, non provoca emissioni locali di gas-serra), come quelli elettrici.
La riduzione generale delle emissioni, però, non è scontata e dipende dalle fonti usate per produrre l’energia che andrà ad alimentare l’auto. Da un’analisi di Carbon Brief - che ha confrontato studi e dati su diversi paesi - emerge che dove la produzione di energia elettrica è largamente basata su fonti fossili la quantità di anidride carbonica emessa nel ciclo di vita di un veicolo elettrico è paragonabile a quella di un’auto ibrida convenzionale (con un motore a benzina o diesel abbinato a uno elettrico). Secondo l’ultima analisi ENEA sul sistema energetico italiano, nel 2020 le rinnovabili hanno coperto circa il 20% dei consumi finali nel nostro paese - un aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2019, ma dovuto soprattutto alla riduzione generale dei consumi causata dalla pandemia. La strada per garantire che anche il rifornimento delle elettriche italiane sia pulito, quindi, è ancora lunga.
I dati sulle auto elettriche in Italia
Anche nel nostro paese, in ogni caso, il 2020 è stato un anno di netta crescita per le auto elettriche, che sono passate da circa 17 mila immatricolazioni nel 2019 a quasi 60 mila nel 2020: un aumento del 248%, con una quota di mercato passata dallo 0,9 al 4,3% (secondo l’elaborazione dell’ANFIA sui dati del Ministero dei Trasporti). A favorire la scelta, anche in Italia, ci sono sicuramente gli incentivi, tra cui la riduzione o l’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per cinque anni (come avviene in Emilia-Romagna, per esempio) o le agevolazioni all’acquisto di veicoli elettrici previste dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Integrando i dataset disponibili sul sito Open Data del Comune di Bologna ci si può fare un’idea del rapido aumento delle auto elettriche anche in città negli ultimi due anni: se dal 2013 al 2018 le auto intestate ai residenti a Bologna erano sì aumentate, ma lentamente, tra il 2019 e il 2020 sono più che raddoppiate.
Batterie scariche
Nonostante aumentino le persone che scelgono di comprare un’auto elettrica, stimolate dagli incentivi, rimane il problema dell’accesso alle colonnine di ricarica. Nelle città maggiori, come Bologna, le colonnine sono diffuse: qui sotto si può consultare la mappa delle stazioni di ricarica sul territorio cittadino. Cliccando sui marcatori, si possono visualizzare il fornitore, l’indirizzo preciso, il numero di colonnine e di parcheggi associati.
Da un’indagine di Altroconsumo, però, emerge che le difficoltà nel trovare un punto per fare rifornimento sono ancora alte, soprattutto quando ci si sposta fuori città: sulle strade secondarie e anche sulle autostrade spesso non c’è un’infrastruttura di ricarica garantita e distribuita in modo omogeneo. La situazione, però, dovrebbe migliorare nei prossimi tempi. In questi mesi infatti sono state inaugurate le prime colonnine previste dal nuovo piano industriale di Autostrade per l'Italia, che prevede nuovi punti di ricarica ad alta potenza in 100 aree di servizio su tutto il territorio nazionale, a una distanza media di 50 km l'una dall'altra.
Oltre al numero di colonnine, ad incidere sulla disponibilità effettiva del servizio di ricarica c’è anche la sua velocità: alle colonnine standard con potenza fino a 22kW, che sono la maggior parte, per ricaricare la batteria quasi del tutto possono volerci dalle 3 alle 5 ore. Con le colonnine ad alta potenza, invece, può bastare anche meno di un’ora e mezza. Ma, scrive Altroconsumo, “solo il 7% circa delle colonnine hanno una potenza superiore ai 42 kW”.
Inoltre, accedere e pagare la ricarica non è un procedimento scontato: per usare le colonnine bisogna prima scaricare l’applicazione del relativo fornitore e creare un account, che però non è univoco e non garantisce l’accesso alle stazioni di tutti gli operatori (che solo a Bologna sono: Enel, Soges, Hera e Be Charge). La conseguenza è che in caso di smartphone impossibilitato a connettersi alla rete - o di problemi con un sistema di pagamento elettronico - ricaricare potrebbe diventare impossibile. Anche le tariffe possono cambiare a seconda del tipo di colonnina o del tempo di ricarica, e non è sempre immediato per l’utente capire quanto spenderà per una ricarica completa.
A oggi, l’opzione più conveniente e sicura è ricaricare l’auto a una colonnina privata, un’opzione non praticabile per tutti: adeguare le infrastrutture di ricarica è un passo fondamentale per favorire la diffusione delle auto a basse emissioni, e renderle una vera alternativa alle auto a combustibili fossili.
di Anna Violato – formicablu
Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.