Gli effetti della crisi climatica sulla nostra pelle

D’estate, ci esponiamo molto di più al sole e all’aria, e prenderci cura della pelle è più impegnativo. E i cambiamenti climatici sembrano peggiorare la situazione: ondate di calore sempre più frequenti e una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico possono infatti danneggiare la nostra cute in vari modi.

“I’ve got you under my skin” cantava Frank Sinatra con la sua voce inconfondibile, e questo famoso brano (scritto nel 1936 da Cole Porter) parla di un amore che si insinua fin sotto la pelle. Purtroppo, qualcosa di altrettanto cruciale avviene sempre più spesso anche sulla superficie della nostra cute. Infatti, il prezioso involucro di cellule che ci avvolge e ci protegge viene messo a dura prova dalla crisi climatica che stiamo vivendo.

Da tempo ormai, la comunità scientifica trova sempre più prove che i cambiamenti climatici, con tutti gli eventi avversi a cui si accompagnano, hanno un impatto pervasivo sulla nostra salute praticamente per ogni organo. Compresa la pelle: per esempio, la crisi climatica influisce sulla capacità della cute di mantenere l’omeostasi (cioè l’equilibrio delle sue funzioni), aumentando l’incidenza di varie malattie. Lo afferma un paper uscito su PubMed nel 2023, che per esempio associa la riduzione dello strato di ozono in atmosfera all’aumento del rischio di melanoma e carcinomi, a causa della maggior esposizione alle radiazioni ultraviolette.

O ancora, le autrici del paper mettono in relazione le temperature elevate dovute al riscaldamento globale e l’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico a un’alterazione del microbioma cutaneo, con conseguente impatto su dermatite atopica, acne e psoriasi. Inoltre, le alte temperature sono associate all’esacerbarsi delle malattie della pelle, all’aumento del rischio di colpi di calore e al fotoinvecchiamento. Infine, gli eventi meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici (tra cui inondazioni e incendi) sono sempre più studiati dalla comunità dei dermatologi, poiché sono implicati nelle lesioni e infezioni della pelle, oltre che nel peggioramento delle infezioni cutanee.

Se tutto questo avviene in tutte le stagioni e a ogni latitudine, nel nostro emisfero sono i mesi estivi quelli in cui dobbiamo fare più attenzione, perché esponiamo molto più spesso la pelle ai raggi solari e in generale all’aria. Se poi aggiungiamo la crisi climatica in atto, con tutti gli eventi avversi associati, ecco che il rischio di danneggiare la nostra cute aumenta ancora di più. E difatti, in letteratura scientifica si trovano molti studi che analizzano il ruolo dei cambiamenti climatici sulla comparsa di macchie solari, discromie e rughe premature; oltre all’aumentato rischio di sviluppare un cancro della pelle.

A che cosa ci esponiamo?

Per esempio, un paper pubblicato nell’ultimo numero del Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology prende in esame l’esposoma cutaneo, cioè l’insieme delle esposizioni ambientali che nel corso della vita influiscono sulla nostra pelle. Gli autori descrivono l’impatto dell’esposizione solare e dell’inquinamento atmosferico sulla cute, oltre che anche degli ormoni, dell’alimentazione e dei fattori psicologici. In particolare, il fotoinvecchiamento, la possibilità di sviluppare tumori e le alterazioni della pigmentazione sono conseguenze consolidate dell’esposizione cronica della pelle alle radiazioni solari. Inoltre, anche l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico ha degli effetti: il particolato e il biossido di azoto causano pigmentazioni anomale e lentiggini cutanee, mentre l’ozono provoca rughe e ha un impatto sull’eczema atopico.

Ovviamente tutta la popolazione è esposta a questo tipo di rischi per la salute della pelle, ma chi studia dermatologia indica alcune categorie di persone come particolarmente vulnerabili. Si tratta di bambini, anziani e chi vive in aree con traffico intenso, fumo di incendi o altre forme di inquinamento, come dice anche un recente articolo pubblicato su Yale Climate Connections. Infatti, le ondate di calore sempre più lunghe e frequenti possono peggiorare la disidratazione, indebolendo la barriera cutanea e rendendola più fragile. Soprattutto d’estate, quando le persone stanno più spesso all’aperto e indossano meno vestiti, aumentando così l’esposizione ai raggi UV e agli inquinanti ambientali.

Sempre nello stesso articolo si legge che gli inquinanti liberati in atmosfera dall’uso di combustibili fossili, come monossido di carbonio e particolato atmosferico, possono danneggiare la nostra pelle. Queste sostanze, infatti, ne indeboliscono la barriera lipidica protettiva e causano danni al DNA delle cellule, accelerando l’invecchiamento cutaneo. In particolare, gli ossidi di azoto sono associati alla formazione di macchie scure, mentre il particolato causato dal traffico e l’ozono contribuiscono alla formazione prematura di rughe.

Ambiente, salute e prevenzione

Oltre che sulle riviste scientifiche, questi temi iniziano a essere discussi anche in eventi pubblici, ne è un esempio il primo congresso nazionale su “Salute, ambiente e cambiamenti climatici – Prospettiva 2030” tenutosi a Bologna ad aprile 2024. Una giornata organizzata dal Programma Ambiente e salute del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL bolognese, in cui si sono confrontati ricercatori e accademici di diverse discipline ambientali e sanitarie. Le discussioni si sono concentrate su come costruire insieme un percorso di riflessione e orientamento sulle strategie di mitigazione da attuare per far fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. E in particolare, nella sezione dedicata al rapporto tra l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute si è parlato proprio di “Inquinamento atmosferico e salute umana, Ambiente e tumori ed Esposizione solare e tumori della cute”.

Come ogni anno, anche quest’estate stanno arrivando puntuali i suggerimenti degli esperti per proteggere la nostra pelle e limitare l’invecchiamento prematuro, i danni cutanei e il rischio di sviluppare tumori. Ma salvaguardare il prezioso e fragile involucro che ci contiene non significa solo ripararsi dal sole nelle ore più calde, usare creme ad alta protezione e bere molta acqua. È necessario anche affrontare le cause più profonde della crisi climatica, promuovendo azioni come la riduzione delle emissioni di gas climateranti per migliorare la qualità dell’aria e prevenire così danni cutanei a lungo termine.

 

di Sara Urbani – formicablu