Secono il rapporto Analisi del rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane pubblicato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), a Bologna gli impatti più evidenti del cambiamento climatico saranno una maggiore mortalità dovuta al calore e un maggiore rischio idrogeologico.
Nel primo approfondimento sul nuovo rapporto del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane, abbiamo raccontato i principali scenari sul clima di Bologna. In questo secondo articolo ci concentreremo sugli impatti che quegli scenari potrebbero avere sulla città e, soprattutto, sulla popolazione.
Leggi il primo approfondimento: Ondate di calore e inondazioni più frequenti: i più recenti scenari sul clima di Bologna
Scrivono gli autori del Rapporto del CMCC, che “l’Italia è il paese con i più alti effetti legati al calore sulla mortalità giornaliera”. Questo è particolarmente rilevante per quanto riguarda le le temperature dell’estate, periodo in cui – come abbiamo visto – si concentra anche la maggior parte dei giorni molto caldi. Gli effetti del calore, come sottolineato da uno studio del 2018 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono maggiori nelle grandi aree urbane come quella di Bologna.
L’impatto sulla mortalità del calore
Negli ultimi anni, il calore intenso della giornate estive particolarmente calde non ha dato tregua anche in molte notti. Le cosiddette notti calde o notti tropicali (con temperatura minima che non scende sotto i 20 °C) sono diventate più frequenti. Nella stagione 2018 le notti tropicali sono state 27 in più rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000.
A un maggiore calore diurno e notturno corrisponde corrisponde una maggior mortalità. Temperature più elevate fanno aumentare il rischio di morire soprattutto per le persone più fragili, come per esempio gli anziani. L’impatto, come scrivono gli autori del Rapporto del CMCC, è inoltre diverso a seconda della classe sociale di appartenenza. Chi ha più mezzi economici, infatti, ha a disposizione più strumenti per mitigare per sé e la propria famiglia gli effetti dell’elevata temperatura. Complessivamente, a Bologna con un aumento di 1 °C di temperatura media la mortalità della popolazione cresce del 3,2%. Ma per capire meglio questo aspetto, sottolineano i ricercatori, c’è necessità di ulteriori studi in profondità.
Delle sei città analizzate dallo studio, però, Bologna è quella con il livello di rischio più basso. Dalla mappa, che deriva da uno studio del 2015 che è stato ripreso da questo nuovo rapporto, si nota come la conformazione stessa della città presenti grandi aree con un rischio legato al calore basso o molto basso. Rimane, però, molto evidente il rischio concentrato soprattutto nel centro storico della città e, in generale, nelle aree più inurbate.
Eventi estremi e precipitazioni più intense
L’aumento della frequenza di piogge estreme, più intense di quelle su cui è stata progettata nei secoli la città, porterà a un aumento degli eventi di inondazione e a un generale aumento del rischio idrogeologico. Questa prospettiva assume toni ancora più preoccupanti, si legge nel Rapporto, poiché “il territorio comunale presenta aree impermeabilizzate molto estese, con più del 50% del Comune caratterizzato da una risposta idrologica scarsa o molto scarsa”. È l’ennesima conferma della relazione stretta che esiste tra gli effetti del cambiamento climatico e il consumo di suolo. Come scrivevamo su Chiara.Eco raccontando come si misura il consumo di suolo nel territorio del Comune, ricordavamo che “ha un ruolo primario per la gestione delle acque”, oltre al fatto che “ la traspirazione di un suolo permeabile mitiga l’eccessivo calore”, con un generale effetto migliorativo nei confronti degli impatti futuri.
Bologna, riportano gli autori, è dotata di una rete di drenaggio “molto ramificata e profonda rispetto al piano di campagna”. Rimane però presente un rischio non trascurabile legato “perlopiù le aree di pertinenza di alcuni corsi d’acqua cittadini, nonché alcuni bacini collinari potenzialmente critici per il territorio cittadino”. Un punto critico, per esempio, è il bacino del torrente Ravone, che è stato largamente studiato anche da un progetto del Copernicus Climate Change service. Proprio questo studio ne ribadiva “l’insufficienza in occasione di eventi meteorici eccezionali, avvenuti in passato e più probabili in futuro a causa del cambiamento climatico”.
di marco boscolo – formicablu