Climate Arena, la conferenza sul giornalismo climatico arriva a Bologna

In due giorni di conferenza, 175 giornalisti e ricercatori hanno scambiato idee e tecniche per raccontare gli impatti della crisi climatica in Europa

Il 18 e il 19 ottobre, a Bologna sono arrivati quasi 200 giornalisti e giornaliste da tutta Europa. Il motivo: partecipare a Climate Arena, la conferenza di giornalismo sul clima organizzata dall’organizzazione no-profit Arena for Journalism in Europe. La conferenza, che Arena organizza dal 2023, finora era sbarcata a Praga e a Vienna; per l’edizione del 2024, l’organizzazione ha scelto come sede Bologna.

La Climate Arena è una conferenza per giornalisti che si occupano di cambiamento climatico: in un momento in cui gli effetti della crisi climatica si aggravano e le soluzioni non vengono applicate con la velocità di cui avremmo bisogno, sono molte le persone che lavorano nel giornalismo che sentono di dover portare l’attenzione sul tema. Durante i due giorni di panel, workshop e incontri, centinaia di giornalisti e ricercatori hanno discusso di tecniche e approcci per fare inchieste sul clima e sui suoi impatti. Ne abbiamo parlato con Zeynep Sentek, project director di Arena Climate Network e curatrice della Climate Arena, nonché giornalista d’inchiesta.

Che cos’è la Climate Arena Conference? Perché è nata?

La Climate Arena è una conferenza che riunisce giornalisti e scienziati per cercare di fare informazione sul clima in Europa in modo più efficace. È organizzata da e per i giornalisti. È principalmente una conferenza sul giornalismo, ma sono sempre presenti anche scienziati di diversi settori. La conferenza di punta della nostra organizzazione è Dataharvest, che si concentra sul giornalismo d’inchiesta, ma abbiamo pensato di creare una “conferenza gemella” che si concentrasse esclusivamente sul clima, perché è davvero il tema del nostro tempo. Volevamo organizzare un evento in cui giornalisti e scienziati potessero non solo parlare del loro lavoro, ma anche condividere strumenti, metodi, suggerimenti e trucchi per scrivere di clima. Lavoriamo sodo perché non sia una conferenza come le altre, ma un momento di incontro in cui possano nascere idee per inchieste, si possano formare collaborazioni e i giornalisti imparino nuove competenze.

 

 

Quali sono stati i risultati della Climate Arena quest’anno?

Circa un quarto dei partecipanti proveniva dall’Italia, e questo per noi è stato il primo successo! Per ora la Climate Arena è una conferenza “itinerante” e andiamo in città diverse per stringere rapporti con i giornalisti locali, quindi siamo entusiasti di aver attirato così tanti colleghi italiani. Abbiamo anche ricevuto ottimi pareri dai partecipanti, che l’hanno giudicata la migliore Climate Arena finora, quindi siamo contenti. Ciò che ci rende particolarmente felici è di sentire giornalisti che ci dicono di aver incontrato colleghi con cui far nascere nuovi progetti, o che stanno già lavorando su storie nate durante la conferenza. Questo è ciò che vogliamo veramente che accada: che dal nostro evento nascano storie giornalistiche. Tra i nostri relatori c’erano anche molti esponenti del mondo accademico e altri scienziati e ci siamo resi conto che i giornalisti apprezzano molto questa atmosfera interdisciplinare.

 

 

Perché avete scelto Bologna per l’edizione 2024?

Io stessa sono turca e so che la crisi climatica sta colpendo l’Europa meridionale con effetti violenti, ma che in realtà trovano ancora troppo poco spazio sui media. Per molti anni siamo stati il “canarino nella miniera” per il resto d’Europa. A causa delle difficili condizioni di lavoro nei media, dei tagli al budget e dell’atmosfera politica soffocante, le redazioni dei giornali pensano sempre meno a raccontare la crisi climatica. Vogliamo creare connessioni tra le comunità di giornalisti che possono davvero trarre beneficio dallo scambio con altri colleghi, scienziati ed esperti. Speriamo di aver raggiunto questo obiettivo a Bologna. Ci hanno convinto, e non è stato difficile, anche i nostri ottimi partner in città: Fondazione IU Rusconi Ghigi, formicablu, Facta e RADAR Magazine. (Bologna è stata per noi una città entusiasmante anche perché abbiamo sentito parlare della sua assemblea cittadina e di come i cittadini hanno spinto la politica verso un futuro più attento alla crisi climatica, il che significa che è una città che ci tiene).

 

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La sede della Climate Arena al DAMSLab in via Azzo Gardino. Foto di Michele Lapini/Arena for Journalism in Europe

 

Durante l’ultimo giorno della conferenza, parte della città si è allagata a causa di piogge torrenziali (un evento estremo che è aumentato di frequenza a causa dei cambiamenti climatici). La conferenza ne ha risentito?

Siamo grati che tutti i partecipanti stiano bene, ci sono stati gravi disagi per coloro che dovevano viaggiare il giorno successivo. Durante la conferenza abbiamo parlato dell’urgenza del problema, mentre la pioggia si abbatteva sulla sede e non smetteva mai. Ci ha ricordato la realtà climatica in cui viviamo oggi. In un certo senso, ha mostrato che per quanto possiamo fare tutto il possibile, la crisi è già qui – e sta peggiorando.

 

 

Perché Arena for Journalism promuove il giornalismo climatico in Europa?

L’Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente e il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana: si sta svolgendo proprio qui, sotto i nostri occhi. A Bologna, a Porto, in Baviera. Ecco perché abbiamo creato la nostra conferenza e il nostro programma di fellowship: per fare ciò che sappiamo fare meglio come squadra di giornalisti, cioè sostenere altri giornalisti in tutta Europa nell’affrontare questo problema urgente nei modi più efficaci, creativi e perspicaci. Vogliamo rendere possibili le idee di inchiesta e la condivisione di competenze e tecniche tra giornalisti e quindi, in ultima analisi, promuovere un giornalismo d’inchiesta che abbia un impatto. In questo modo, speriamo che il pubblico europeo possa venire a conoscenza di chi sta causando la crisi climatica, chi fa greenwashing, chi fa lobbying e chi lascia che tutto questo avvenga, anche mentre ne vediamo con i nostri occhi gli effetti drammatici: morti per ondate di calore, strade allagate e un continente in rapido cambiamento, che i nostri nipoti faranno fatica a riconoscere.

 

 

di Anna Violato – formicablu

Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con testate come Nature Italy, Le Scienze e RADAR Magazine, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con diverse case editrici.

Foto di copertina: Michele Lapini/Arena for Journalism in Europe