Quando pensiamo o parliamo di Bologna è difficile non ricordare la lunga e famosa tradizione di attivismo che contraddistingue i suoi abitanti.
Abitanti che diventano associazioni, comunità, gruppi più o meno costituiti ma sempre e comunque votati alla cura del territorio e dei suoi elementi. Un atteggiamento che assume tanta più importanza se pensiamo agli effetti della crisi ecologica e climatica che, pur investendo l’intero Pianeta e riguardando temi di portata globale, hanno conseguenze importanti anche e soprattutto su piccola scala.
Pensiamo, ad esempio, all’acqua: sentiamo spesso parlare dell’oro blu e delle guerre che imperversano, e sono destinate ad aumentare, a causa della scarsità idrica. Credete che questo non vi riguardi? Sbagliato. Se avete letto l’articolo sulla Dichiarazione di Emergenza Climatica, in cui si cita il Piano di Adattamento della città di Bologna, infatti, avrete sicuramente scoperto che proprio siccità e carenza idrica sono annoverate tra le principali vulnerabilità del territorio. Ora non voglio asserire che da qui a qualche anno sarete costretti a litigare con il vostro vicino di casa per accapparrarvi un litro di acqua potabile, ma è importante comprendere bene che gli impatti della crisi che stiamo vivendo non riguardano solo comunità lontane geograficamente e temporalmente. Il problema riguarda tutti noi e, proprio noi, possiamo contribuire a risolverlo.
La comunità locale, infatti, è un prezioso strumento di attivazione di responsabilità nei confronti del territorio. Chi, infatti, meglio di chi vive in uno specifico luogo può conoscerne le caratteristiche, le vulnerabilità e i punti di forza?
Un po’ come esorta a fare il famoso slogan “Think Global, Act local” che, nonostante abbia una paternità ancora piuttosto dubbia (c’è chi lo attribuisce a Patrick Geddes, urbanista scozzese, e chi a Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, grande studioso della post-modernità e della globalizzazione) è facilmente spiegabile: in un mondo iperconnesso come quello in cui viviamo, nel quale ogni nostra azione può avere un impatto in tutt’altro luogo, è importante tenere la mente aperta e “pensare globalmente” ricordandosi, però, che è fondamentale partire dalle azioni a livello locale. Quello che faccio nel mio piccolo, fuori dalla porta di casa, ha infatti un impatto su di me e sugli altri. E questo è tanto più vero quando parliamo di ambiente e sostenibilità.
Per questo motivo, Chiara.eco ha deciso di raccontare, in una serie di articoli, il territorio di Bologna attraverso piccole e grandi storie di impegno, passione e innovazione. Realtà locali che, giorno dopo giorno, provano a fare la differenza. Chi utilizzando prodotti di scarto agricoli per la tintura e la stampa di tessuti in fibra naturale che verranno impiegati per creare una linea di accessori moda, abbigliamento e teli d’arredamento. Chi promuovendo la tutela del verde pubblico e la pulizia del territorio, o dando vita a luoghi di aggregazione per i giovani, culle di economia circolare dove imparare a ricomporre una bicicletta a partire da pezzi di scarto. E, ancora, cittadini che diventano produttori di energia sostenibile pronta per essere immessa in rete, maghi del recupero del cibo in eccesso che diventa patrimonio da condividere.
Insomma, un vero micromondo di innovazione. Piccole cellule che diventano un organismo capace di esortare le persone a considerare la salute dell’intero pianeta come un impegno che parte da ognuno di noi.
Valeria Barbi – Fondazione Innovazione Urbana
Valeria si occupa di cambiamenti climatici e sostenibilità, dapprima nell’ambito della ricerca e dello studio delle politiche, e poi degli impatti sugli ecosistemi e l’ambiente urbano. E’ divulgatrice scientifica e, per la Fondazione, coordina i progetti europei e collabora al progetto editoriale Chiara.eco