Negli ultimi anni la percentuale di rifiuti raccolti con la differenziata a Bologna è aumentata costantemente, soprattutto nel centro storico. Ma rimane ancora molto da fare: come prima cosa, ridurre i rifiuti prodotti
Facciamo troppo rusco. Con una media di 577 kg di rifiuti urbani pro capite prodotti in un anno (dato del 2019), Bologna si attesta nettamente sopra ai 498 kg di rifiuti a testa della media italiana e i 502 kg della media europea. Se stiamo migliorando nella raccolta differenziata e nell’efficienza del riciclo, negli ultimi dieci anni la produzione di rifiuti è aumentata; in linea, purtroppo, con quello che succede anche nel resto dell’Italia e dell’Europa. Un trend preoccupante, perché rischia di minare i grandi sforzi – di tutti – nell’affrontare i problemi ambientali e produttivi legati ai rifiuti.
Se andiamo a vedere i dati degli ultimi anni, però, abbiamo una buona notizia: nel 2019 c’è stata una lieve diminuzione nei rifiuti prodotti in città. Secondo Chiara Caranti del Settore Ambiente e Verde del Comune di Bologna – Gestione ciclo rifiuti urbani, anche i dati preliminari per il 2020 (non ancora pubblicati) annunciano una discesa: “Nonostante l’aumento dell’usa e getta, abbiamo visto che nel 2020 la produzione di rifiuti è diminuita a causa del COVID. Anche solo l’assenza dei turisti e l’attività ridotta di bar e ristoranti ha inciso sul monte di rifiuti che si producono in un anno normale”. Un calo dato da cause eccezionali, che avrà sicuramente un peso nel bilancio di quest’anno di pandemia, ma che è improbabile determini un’inversione di tendenza stabile. Ci dà degli elementi, tuttavia, per valutare in modo più consapevole i fattori che contribuiscono a una produzione di rifiuti così alta. “È difficile avere una percezione reale dei nostri consumi”, continua Chiara Caranti, “per esempio, quando andiamo a fare un aperitivo al bar non pensiamo ai consumi e ai costi che avrà il locale per preparare quello che consumiamo. Non si riduce tutto alla scelta di un bicchiere di plastica o di vetro”. Anche la crescita degli acquisti online di quest’anno non è da sottovalutare, visto che ogni acquisto arriva corredato di scatolone, buste di plastica o altri imballaggi. “Mi aspetto che nei dati sui rifiuti di quest’anno vedremo un aumento del cartone, che arriva dagli scatoloni degli acquisti online”, pronostica Caranti. “Anche se la produzione generale di rifiuti nel 2020 si è ridotta, penso vedremo uno spostamento importante in alcuni settori”.
Indicatori ambientali relativi ai rifiuti urbani raccolti nel comune di Bologna. Fonte: Comune di Bologna – Settore Ambiente e Energia (da Open Data – Comune di Bologna)
Quanto differenziamo, cosa differenziamo
Ma come se la cava Bologna nella raccolta differenziata? Dalla vera e propria introduzione in città, a metà degli anni Duemila, sono stati fatti dei grandi passi avanti: nel 2005 i rifiuti differenziati erano il 29% del totale, mentre nel 2020 abbiamo raggiunto il 55%. Un dato ancora basso, rispetto alla media italiana (del 61%) e di quello dell’Emilia-Romagna, che nel 2019 arrivava a poco più del 70%. Spicca però il dato del centro storico: grazie ai nuovi servizi di raccolta implementati negli ultimi anni, nel 2020 il 71% dei rifiuti dentro le mura è stato differenziato.
“La rivoluzione è arrivata con la raccolta porta a porta e le isole interrate in centro, tra il 2014 e il 2017” racconta Chiara Caranti. “È naturale che portando un servizio che prima non c’era si veda un netto miglioramento, e così è stato. Anche l’introduzione, nei quartieri, dei cassonetti per l’indifferenziato con il riconoscimento tramite tessera sta portando degli ottimi risultati, che si vedono anche solo dopo pochi mesi. Nel quartiere Savena, il primo in cui è stato introdotto il nuovo cassonetto, la percentuale di raccolta differenziata supera il 75%”.
Indicatori relativi alla raccolta differenziata nel Comune di Bologna. La percentuale indica quanti Rifiuti Solidi Urbani (RSU) sono raccolti con la differenziata. Fonte: Comune di Bologna – Settore Ambiente e Energia (da Open Data – Comune di Bologna)
In termini di materiali raccolti, sul podio troviamo carta e cartone, organico e vetro: un dato che non deve sorprendere, se consideriamo che a venire conteggiato è il peso dei rifiuti raccolti, e un imballaggio di vetro è ben più pesante rispetto al suo corrispettivo in plastica. A spiccare comunque è la raccolta della carta, superiore alla media nazionale. In generale, tutta la regione Emilia-Romagna è quella con i risultati migliori in termini di raccolta differenziata di carta e cartone: ben 85,2 kg per abitante nel 2019, contro i 57,5 della media italiana.
Ripartizione percentuale della raccolta differenziata per frazione – Comune di Bologna, anno 2019. Fonte: Catasto Rifiuti ISPRA
Che fine fanno i rifiuti
Cosa succede ai nostri rifiuti, dopo che li gettiamo nella differenziata? Nel Comune di Bologna i rifiuti sono gestiti dall’azienda multiservizi HERA SpA; ad affidare il servizio è l’ATE-RSIR, l’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti.
Molti si chiedono se i rifiuti raccolti e suddivisi vengano poi effettivamente riciclati, o se gran parte venga incenerita o finisca addirittura in discarica. In realtà, il recupero di materiale grezzo dai rifiuti è un’attività in cui siamo molto efficienti, grazie ai consorzi di filiera istituiti con la legge 152/2006.
Dal report di HERA “Sulle tracce dei rifiuti 2019” emerge che la quasi totalità di quello che viene differenziato viene poi riciclato: ben il 92%. Per alcuni materiali, come il legno e il ferro, si arriva quasi al 100%. Ma anche carta, organico e vetro hanno altissime percentuali di recupero. Quasi tutto il resto viene usato per il recupero energetico, cioè finisce negli inceneritori ed è sfruttato per produrre energia. La percentuale di rifiuti urbani che finisce nelle discariche, nelle zone gestite da HERA, è molto bassa: circa il 3%. Per fare un confronto con i paesi che ci circondano, tra gli obiettivi posti per i paesi dell’Unione Europea c’è quello di scendere sotto il 10% di rifiuti nelle discariche entro il 2035. Un obiettivo già ampiamente raggiunto a Bologna, in cui dal rapporto Ecosistema Urbano del 2019 emerge che appena 37 tonnellate di rifiuti sono finite in discarica: circa lo 0,01% del totale.
Riciclare non basta
Ad avere le percentuali minori di riciclo è la plastica, a causa della natura stessa del materiale; secondo il report di HERA, nel 2019 nelle zone gestite dall’azienda ne è stato riciclato il 46%. Quella che si può riutilizzare, infatti, è solo una parte della plastica che gettiamo: anche se vengono correttamente differenziati, non tutti i polimeri possono essere recuperati. Inoltre, alcuni materiali plastici hanno un costo di riciclo troppo alto, che non viene considerato economicamente sostenibile. “Riciclare la plastica dei fustini rigidi del detersivo, per esempio, è più costoso che produrne di nuovi e questa plastica viene smaltita”, spiega Caranti.
Per questo le abitudini di spesa possono avere ancora un grande peso sulla produzione di rifiuti, soprattutto per quanto riguarda gli imballaggi, che secondo il CONAI (il Consorzio nazionale imballaggi) rappresentano il 28% di tutti i rifiuti urbani. La scelta di comprare prodotti con imballaggi minimi (quando non addirittura senza imballaggio), detergenti in buste flessibili da versare in un flacone riutilizzabile, oppure di comprare meno online e di più al negozio di quartiere (rigorosamente con la propria borsa, portata da casa), non è una scelta ininfluente. Contribuisce a conservare risorse preziose, ridurre le emissioni di CO2 e mettere la prevenzione al primo posto nella gerarchia della gestione dei rifiuti.
di Anna Violato – formicablu
Anna Violato è una comunicatrice della scienza freelance che vive a Bologna. Collabora con RADAR Magazine, testata online che racconta i cambiamenti del clima e dell’ambiente, con lo studio di comunicazione scientifica formicablu e con la casa editrice Zanichelli.