Se sei interessato a metodologie innovative di partecipazione e vuoi contribuire attraverso le tue esperienze personali all’apprendimento collettivo sul fenomeno delle ondate di calore a Bologna, ti consigliamo di partecipare all’evento “Cambiamenti climatici e resilienza: le voci della cittadinanza” che si terrà il prossimo martedì 18 marzo dalle 18 alle 20, all’interno dell’Auditorium di Filla.
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L’ingresso all’evento è libero e gratuito ma sono disponibili solo 20 posti. È quindi necessaria l’iscrizione.
Scopri l’incontro
L’incontro, il secondo nella nostra città e parte di un ciclo di incontri europei itineranti, è coordinato dal ricercatore Gabriele Ferri dell’Università di Eindhoven nell’ambito di una ricerca finanziata da The Maintainers Foundation e si basa sul format del Climate Café: un workshop partecipativo pensato per promuovere la resilienza climatica a livello locale. Ispirato ai “Repair Café,” questo incontro è infatti uno spazio informale in cui cittadini e cittadine possono condividere esperienze, discutere pratiche di recupero e adattamento agli eventi climatici e collaborare per identificare soluzioni sostenibili.
Un riassunto del primo incontro a tema alluvione
Lo scorso 8 febbraio, sempre all’interno degli spazi di Filla, il nuovo centro per l’ambiente e la sostenibilità di Bologna, si è tenuto il primo incontro che ha approfondito il tema delle alluvioni.
La Fondazione IU Rusconi Ghigi ha deciso di ospitare questi due incontri in quanto anche la città di Bologna è stata inclusa in questa ricerca europea sia per riflettere sulle sempre più intense ondate di calore che si verificano in città durante i mesi estivi sia per analizzare la risposta alle recenti alluvioni che hanno colpito la nostra regione, al fine di accogliere e documentare esperienze pratiche dal basso.
Partendo dal presupposto che le esperienze dirette di chi ha vissuto ed è stato colpito da un’ emergenza climatica abbiano un valore intrinseco e meritino di essere raccolte, condivise e analizzate, l’evento dello scorso 8 febbraio si è aperto con le testimonianze di Sandra e Sergio che hanno scelto di prendere parola.
Sandra ha raccontato la sua esperienza di giovane alluvionata a Genova negli anni ‘60 sottolineando come sia per lei difficile dimenticare le immagini di quei giorni e confessando come quell’esperienza le abbia lasciato la paura di percorrere i sottopassi, in qualsiasi città si trovi e con qualunque condizione metereologica.
Sergio si è unito al racconto di Sandra parlando però della sua esperienza durante l’ultima alluvione che ha colpito la città di Bologna. Ha raccontato di aver visto negozi e attività totalmente distrutte dalla furia dell’acqua e del fango e ha esplicitato come la sua preoccupazione più grande sia quella di capire quale sia la modalità più corretta per diramare le allerte meteo affinchè tutti possano essere informati, anche chi fa poco uso degli strumenti digitali.
A partire da queste due esperienze, Ferri ha iniziato ad utilizzare lo strumento protagonista del climate cafè: un grafico analogico a centri concentrici costruito interamente in legno. Costruire il grafico basandosi sulle esperienze dei partecipanti permette infatti di rendere visibili tutti gli attori, umani e non, coinvolti a vario livello durante un’emergenza climatica, come ad esempio un’alluvione, e di tracciarne le varie connessioni e i diversi livelli di responsabilità. Ciò che ne risulta è un sistema complesso composto da numerose linee di connessione che, se scomposte e non lette nel loro insieme, perdono di senso.
- Qual è il ruolo che ogni singolo attore incluso nel grafico può avere durante un’emergenza?
- Chi si occupa delle questioni che gli attori presenti nel grafico non sono in grado di affrontare o modificare?
- Su chi è necessario fare lobbying per ottenere un cambiamento che non è possibile raggiungere in autonomia?
Queste sono solo alcune delle domande su cui riflettere e a cui cercare di dare risposta che emergono attraverso la realizzazione e conseguente analisi del grafico che, naturalmente, darà un risultato diverso durante ogni incontro variando a seconda del pubblico presente, dell’evento analizzato e dell’area geografica di riferimento. L’obiettivo ultimo della ricerca è infatti poi proprio quello di portare ciò che emerge dalle riflessioni sul grafico, ad amministratori e ricercatori come urgenti spunti di discussione in ottica di miglioramento della gestione di tali problematiche ambientali.
Durante questo primo appuntamento dedicato al tema dell’alluvione, grazie alla testimonianza di Sandra, Sergio e degli altri partecipanti all’evento, si è arrivati ai seguenti spunti di riflessione da portare all’attenzione:
- è fondamentale lavorare sulla prevenzione;
- è molto importante formare le persone sui temi ambientali e sui relativi pericoli. Nello specifico caso di Bologna ad esempio, sarebbe fondamentale formare le persone sull’assetto idrogeologico della città che risulta attualmente sconosciuto ai più;
- è indispensabile costruire forti reti tra i cittadini rafforzando sempre di più il concetto di cittadinanza per favorire, in caso di emergenza, il mutuo soccorso e il rapido passaggio delle informazioni;
- è necessario implementare strumenti sia analogici sia digitali sempre più funzionali sia alla diramazione delle notizie sia alla creazione di reti di soccorso.
L’idea alla base di questa innovativa metodologia di partecipazione è appunto proprio quella di raccogliere e documentare esperienze pratiche dal basso da utilizzare per implementare efficaci ed efficienti soluzioni pratiche.
L’appuntamento è quindi per il prossimo martedì 18 marzo per continuare questo lavoro condiviso di sperimentazione e apprendimento collettivo.
Gabriele Ferri è Assistant Professor presso il Dipartimento di Industrial Design della Eindhoven University of Technology, Paesi Bassi. Conduce il gruppo di ricerca “Making With…” e il “Transforming Practices” studio. È vincitore della Maintainers Impact Fellowship dedicata a progetti che esplorano la resilienza e la sostenibilità.
Pom Smit è studente alla University of Technology di Eindhoven e con il suo lavoro “Exploring the Worlds of Socio-Ecological Innovation Navigated by Design Philosophy Correspondence” ha contribuito al design di processo e alla realizzazione dei materiali fisici della ricerca.